APOPHASIS E DISCORSO SU DIO IN GIOVANNI SCOTO ERIUGENA

Graziano Perillo

Resumo


IL CARATTERE DINAMICO DELLA DOTTRINA ERIUGENIANA DELLE CAUSE PRIMORDIALI

Espressione, e forse frutto più maturo, della rinascita culturale iniziata da Carlo Magno, riflesso di un ampio programma di unificazione politica che ben si conciliava con le aspirazioni e gli interessi della Chiesa all’unità3, Giovanni Scoto Eriugena4, intellettuale alla corte di Carlo il Calvo e probabilmente maestro di arti liberali, si caratterizza sia per la sagace conoscenza della dialettica e sia per la sua ampia attività di traduttore dal greco. Il Corpus dionysianum, per esempio, ha avuto la sua diffusione nella scolastica grazie alla traduzione fatta da Giovanni Scoto, un’operazione ermeneutica che ha arricchito il vocabolario filosofico in lingua latina introducendo l’innovativo e difficile linguaggio dionisiano. Il confronto dell’Eriugena con i greci non è limitato, però, solamente allo Pseudo-Dionigi. Esso si muove da Gregorio di Nissa, ad Origene, a Massimo il Confessore, una linea quindi marcatamente platonica sostenuta anche dalla sua preferenza tra gli autori latini per Agostino, il più citato in assoluto dall’Eriugena5. Il platonismo di Giovanni Scoto non può essere considerato, però, solo come il momento di una continuità, cosa per altro che può essere ritenuta ovvia perlomeno fino alla riscoperta di Aristotele nel XIII secolo. Il platonismo dell’Eriugena è piuttosto quello di un “latino grecizzante”, volendo indicare con quest’espressione il fatto che l’Eriugena è un latino inserito nella tradizione agostiniana, ma che si riporta alle fonti e agli autori del platonismo greco, ne assume risvolti diversi da quelli che ormai erano consolidati e ne segue forse anche gli esiti.


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